Confagricoltura Emilia-Romagna lancia l’allarme: da Russia, Egitto e dai paesi dell’Europa dell’Est come pure da Francia e Germania, arriva normalmente il 75-80% degli elementi nutritivi alla base dei concimi e in particolare l’azoto. Ma adeso è tutto praticamente bloccato
Il ritardo è spaventoso: mancano i piani d’importazione dei fertilizzanti minerali. L’allarme viene espresso in una nota da Confagricoltura che si fa anche portavoce dei principali stabilimenti di concimi sul territorio, che non hanno la materia prima per preparare il prodotto. L’Italia dipende fortemente dall’estero, e questi prodotti non si trovano neanche pagando a caro prezzo.
«Mettiamo a rischio le concimazioni programmate per la prossima campagna – afferma il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini -. Da Russia ed Egitto, ma anche dai paesi dell’Europa dell’Est come pure da Francia e Germania, arriva il 75-80% degli elementi nutritivi alla base dei concimi utilizzati in Emilia-Romagna in particolare l’azoto».Forte dipendenza dall’estero |
L’Italia – secondo Confagricoltura – impiega nell’agricoltura un volume annuo di fertilizzanti pari a 2,5 milioni di tonnellate (fonte Silc), ma solo una percentuale ridotta, quella di origine organica, è reperibile sul mercato nazionale. La restante parte non può essere prodotta internamente perché costituita da sostanze minerali esclusivamente d’importazione. Il loro costo, spinto in alto dai rincari dell’energia e della logistica, ha frenato gli importatori italiani aprendo una fase di stallo.
Ottimizzazione delle concimazioni
«Sono allo studio strategie alternative, in collaborazione con aziende produttrici leader. Stiamo lavorando – spiega Bonvicini – a protocolli di coltivazione in grado di ottimizzare la concimazione e ridurre fino al 30% il bisogno di azoto grazie all’impiego di input sostitutivi».Nel nuovo scenario diventa peraltro cruciale favorire la concimazione organica, ricca di azoto e dall’alto |
valore fertilizzante. «Occorre infatti – conclude Bonvicini – rivalutare positivamente l’uso agronomico degli effluenti di allevamento, troppo spesso oggetto di polemiche strumentali, e del digestato da reflui zootecnici quale residuo del processo di digestione anaerobica finalizzato alla produzione di biogas o biometano».