Dal potenziamento chimico al supramolecolare

Molti sportivi, soprattutto frequentatori di palestre, assumono elevati quantitativi di proteine, sia con la dieta che con preparati a base di amminoacidi, convinti che possano aumentare il volume dei muscoli e potenziare il rendimento sportivo. Attualmente non esiste prova scientifica a sostegno dell’ipotesi che un eccesso di amminoacidi favorisca una maggiore sintesi proteica e incrementi la massa muscolare e la forza dei muscoli. E’ invece noto che le proteine giochino un ruolo cruciale nel provvedere a mantenere durante l’esercizio fisico una concentrazione vitale di glucosio e quindi di energia e nel ripristinare il glicogeno in fase di recupero, provvedendo alla riparazione delle strutture muscolari danneggiate. Con la loro azione sono anche in grado di contrastare la produzione di acido lattico.

Dosi eccessive di proteine assunte con l’alimentazione o con gli integratori, possono comportare diversi rischi per la salute, soprattutto a scapito di reni e delle ossa.

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A complicare le cose, oltre all’eterogeneità nelle tipologie di integratori, c’è la varietà dei modi in cui l’utilizzatore svolge l’attività sportiva, modi che comportano un dispendio metabolico e un fabbisogno energetico estremamente diversi. Negli sport a livello agonistico, gli integratori sono spesso prescritti dai medici dello sport e dai nutrizionisti, come supplementi ad una dieta equilibrata, per raggiungere uno stato nutrizionale ottimale.

Di base, a livello chimico, un’alimentazione equilibrata in carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali e proporzionata in calorie per fornire il giusto bilancio energetico, garantisce allo sportivo amatoriale un corpo forte e robusto, un corretto stato di salute psicofisica e buone performance sportive.

Non esistono alimenti particolari capaci di migliorare la preparazione e/o la prestazione atletica, ma solo buone o cattive abitudini alimentari che condizionano l’efficienza metabolica ed il rendimento fisico ed atletico.

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Ma quanto sarebbe utile permettere all’organismo umano di stabilizzare, ed allo stesso tempo potenziare, il livello di funzionalità?

Assumere integratori in modo incontrollato e senza seguire una corretta alimentazione, non solo non va a migliorare la performance sportiva, ma può avere anche effetti negativi sulla prestazione stessa e soprattutto sulla salute (tossicità alimentare).

Inoltre, attualmente non esistono criteri che classifichino la sostenibilità di un integratore.

Vi sono alcune variabili che influenzano la sostenibilità ambientale nella produzione di integratori, ad esempio:

  • La provenienza e la produzione di materie prime
  • La lavorazione
  • L\’impatto ambientale della lavorazione (ad esempio CO2, scarti ecc)
  • Packaging
  • Trasporto dei prodotti dal produttore al consumatore

Passare dalla chimica alla supramolecolare, oltre a risanare il consumo ambientale, permette di dare il via ad uno studio delle proprietà e del comportamento nelle reazioni chimiche non delle singole molecole, ma dei loro insiemi, in cui le molecole sono legate da deboli interazioni intermolecolari.

Un integratore da solo può aiutare a potenziare l’attività nutriente, ma attraverso questa tecnologia, si riporta ed elevare la struttura della naturale origine della molecola e di conseguenza l’apporto di energia utile e stabile all’intero organismo di un atleta. Uno sportivo produce più radicali liberi in quanto “brucia” più energia del normale e di conseguenza ha bisogno di un maggiore apporto di essa.

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