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Agricoltura:l’alternativa ai pesticidi esiste
Acqua “funzionale” e qualità nutrizionale degli alimenti
UN PERICOLO REALE
Siamo ormai tutti consapevoli che gli alimenti che consumiamo ogni giorno hanno purtroppo subito innaturali trasformazioni nel tempo, fondamentalmente a causa dell’uso intensivo di sostanze chimiche (pesticidi, diserbanti, fertilizzanti quali i nitrati, stimolatori della crescita). Tutto ciò ha provocato conseguenze dannose, riconducibili ad un mancato “riconoscimento” da parte del nostro patrimonio genetico, evolutosi in centinaia di migliaia di anni, col risultato di una drastica riduzione, in termini di apporto, di vitamine, oligoelementi, proteine e Sali minerali presenti in cereali, legumi, verdura e frutta, con conseguenti carenze nutrizionali, potenzialmente patogene. In uno studio americano del 2004 è emerso che dal 1953 al 1999 c’è stato un tasso di diminuzione di nutrienti (nello specifico proteine, calcio, fosforo, ferro, riboflavina e vitamina C) nelle coltivazioni di 43 alimenti analizzati. Il cibo di cui ci nutriamo attualmente se coltivato con l’aggiunta di prodotti di sintesi, necessari a rendere le piante più produttive e resistenti alle aggressioni di patogeni di diversa origine, non ci nutre più, per quanto mangiamo siamo in un momento di iponutrizione significativo. Il paradosso, quindi, consiste in una iponutrizione di fatto, brillantemente definita dal Prof. Massimo Plebani (Comitato scientifico di ND) quale autentica “carestia nella abbondanza”. Va inoltre sottolineato, in termini ecologici, che le pratiche messe in atto nelle coltivazioni estensive stanno contribuendo drammaticamente ad una desertificazione dei terreni e ad una evidente asimmetria nella distribuzione delle risorse, a livello planetario.
PESTICIDI E TUMORI
Che il consumo di alimenti provenienti da vegetali trattati con pesticidi possa essere correlato ad un aumento di svariate patologie, anche oncologiche, è un dato ormai acquisito, è però importante sottolineare che il rischio legato ai pesticidi coinvolge non solo i consumatori dei prodotti alimentari contaminati ma la stessa salute di chi utilizza queste sostanze in agricoltura. Già nel 2021 T.M.A. Pedroso e Coll. (Università di Goias, Brasil, effettuarono una metanalisi della letteratura scientifica esaminando 104 studi pubblicati nel decennio 2011-2020 in una ventina di Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia, Brasile e India (“Cancer and occupational exposure to pesticides: a bibliometric study of the past 10 years” – Environ Sci Pollut Res Int. 2021 Oct 19;29).
La metanalisi evidenziò un evidente collegamento tra utilizzo di pesticidi e insorgenza di 45 tipi di cancro, in correlazione con il livello di esposizione subito dagli agricoltori. In particolare, in oltre metà delle pubblicazioni (62 su 104), veniva evidenziata una precisa relazione tra esposizione ai pesticidi e insorgenza delle forme oncologiche più diffuse presso i lavoratori agricoli:
• Mieloma multiplo
• Cancro alla vescica
• Linfoma non-Hodgkin
• Carcinoma prostatico.
QUALCOSA FORTUNATAMENTE SI MUOVE
Gli enormi interessi in gioco hanno purtroppo rinviato l’attuazione concreta di politiche comunitarie miranti alla abolizione/riduzione di fitofarmaci in agricoltura, come era delineato nelle Strategie del cosiddetto “Green Deal”.
Ciononostante, il mondo scientifico si è mosso e si sta muovendo per ricercare alternative naturali alla chimica (di “agricoltura biodinamica”, ad esempio, questa rivista si è occupata in passato e prossimamente tratterà); oggi però vogliamo dedicare attenzione ad una metodologia innovativa che sta emergendo con grande successo, l’utilizzo di “acqua funzionale” per una agricoltura realmente “sostenibile”: soluzione che rappresenta una autentica sfida ambientale e sanitaria, fondata sulla comprensione profonda dei processi vitali primordiali, grazie alla quale i vegetali vengono potenziati nelle loro capacità “ricettive”, invece di essere sottoposti a trattamenti chimici dannosi. Inoltre, va segnalato che le coltivazioni che forniscono i vegetali necessari al nostro metabolismo hanno un impatto desertificante sui suoli nei quali vengono applicate.
Ecco, quindi, che nasce l’esigenza di una nuova agricoltura che non inquini il suolo, le piante stesse, e soprattutto che renda quest’ultime ingrado di adattarsi velocemente alle possibili aggressioni di agenti patogeni vegetali e possa migliorare il contenuto di micronutrienti necessari al corretto funzionamento del metabolismo umano.
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