L’alternativa naturale esiste – Il modello Valle d’Aosta (NDMagazine Marzo 2024)

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IL MODELLO VALLE D’AOSTA

La richiesta dell’Unione europea era di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi chimici in agricoltura entro il 2030 e di ripristinare la biodiversità danneggiata entro il 2050. Poi l’annuncio, nei giorni delle proteste dei trattori, del ritiro della proposta di legge sui pesticidi chimici da parte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – bollata da alcuni come la prima battuta d’arresto del Green Deal, il piano delle politiche per un’Europa più green e più competitiva – ha per ora ridimensionato gli scenari. Ma qualcosa in Europa, o meglio in Italia si sta muovendo. Su questa partita, la Valle d’Aosta, la più piccola regione dello Stivale, avrebbe tutte le carte in regola per bruciare le tappe e poter raggiungere gli obiettivi europei con molto anticipo. Ne è convinto Luciano Gastaldi, ricercatore e titolare dell’azienda Quantica R&D di Cuneo, ideatore di un sistema di coltivazione naturale che sfrutta le onde elettromagnetiche nella lotta ai parassiti.

 

ACQUA FUNZIONALE: COLLOQUIARE CON LE PIANTE

Si tratta di un’«acqua funzionale» che si ottiene esponendo dell’acqua di pozzo alle onde elettromagnetiche. Inizialmente i test furono fatti con il rame, in seguito si comprese come, da questo, sarebbero nati decine di prodotti uno per ogni singola malattia (una nuova “farmacia” ) – allora si scelse di “colloquiare“ con le piante, tramite le sue stesse onde, ricordandogli come e cosa fare in caso di malattia e/o pericoli. Il risultato è un’acqua che si comporta come se contenesse tutte le indicazioni del sistema immunitario delle piante, in pratica un prezioso alleato delle piante, in forma stabile fino a sei mesi. Questo è possibile perché anche l’acqua ha una sorta di memoria: non solo si ricorda degli elementi con cui entra in contatto ma è anche capace di ritrasmetterne le loro proprietà. Basterà innaffiare il giardino diluendo l’acqua funzionale – disponibile sul mercato nella variante liquida o in polvere – con l’acqua del rubinetto per trasmettere alle coltivazioni tutti i suoi benefici, senza di fatto avere principi chimici inseriti.

 

TECNOLOGIA SMT

La scoperta – chiamata tecnologia S.M.T. (Supra Molecolar Technology) – ha trovato terreno fertile in Valle d’Aosta, ponendosi come una valida alternativa totalmente naturale all’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci. Negli ultimi due anni, è stata sperimentata con ottimi risultati al Centro agricolo dimostrativo di Saint-Marcel, di proprietà della Regione, e da diversi viticoltori e agricoltori della zona. I benefici vanno dal miglioramento dell’aspetto della pianta, che acquista profumi e colori più intensi, e, cosa molto importante, delle sue proprietà nutritive fino all’aumento della produttività e alla protezione totale dalle malattie. Ugo Lini, responsabile del Centro di Saint-Marcel, ha utilizzato l’«acqua funzionale» su diverse coltivazioni, dalle fragole alle patate, dalle zucchine alle melanzane fino ai pomodori e agli alberi da frutto. “Abbiamo iniziato a sperimentare l’acqua funzionale nella primavera del 2022 – ha spiegato durate un incontro che si è tenuto sia il 13 gennaio al palazzo della Regione che lo scorso 10 febbraio alla Maison Rosset di Nus – (prossimo evento a Saint Vincent l’11 aprile). Abbiamo fatto delle prove su una parcella di fragole, metà l’abbiamo coltivata utilizzando l’acqua funzionale e metà no. Dopo 15 giorni la metà trattata ha cambiato completamente il gusto delle fragole e abbiamo fatto un test di assaggio e 10 persone su 11 le hanno preferite. Hanno un gusto molto più equilibrato, hanno più vitamine e dalle analisi risultano molto più ricche dal punto di vista nutrizionale”. La sperimentazione è stata poi estesa a tutte le coltivazioni del Centro agricolo: “Abbiamo sempre avuto un’aumento della produzione che va dal 6% al 46% e tutti i prodotti che abbiamo fatto assaggiare avevano un gusto diverso – prosegue Lini -. Ad esempio le zucchine non trattate sono più amarognole e acquose, quelle trattate sono più asciutte, perdono l’amaro e sono più equilibrate e più buone. Si torna ad avere quel profumi e quel gusto della frutta e della verdura di un tempo che oggi abbiamo completamente perso”. Una volta acquistato, il prodotto va diluito con acqua all’1% – quindi un litro di «acqua funzionale» per 100 litri d’acqua – e poi va dato una prima volta, poi a distanza di sette giorni, poi quattordici, poi ventuno e infine ventotto giorni, preferibilmente il mattino presto o la sera. “Dal momento in cui si tratta la pianta cambia quasi subito aspetto – afferma il responsabile del Centro agricolo -. Ad esempio avevamo un pero che non era più in buone condizioni, lo abbiamo trattato e quest’anno ha fatto dei ricacci di un metro”. Anche Vincent Grosjean, viticoltore e presidente del Consorzio Vini Valle d’Aosta, ha iniziato a sperimentare l’acqua funzionale nelle sue vigne. “Nella primavera del 2022 ho conosciuto Luciano che mi raccontato delle cose sulle frequenze delle piante che assolutamente non conoscevo – racconta Grosjean, anche lui ospite dell’incontro -. Per quell’anno avevo già pianificato i trattamenti nella mia azienda e così ho rimandato la sperimentazione dell’acqua funzionale all’anno successivo. Nel frattempo ho avuto il piacere di assaggiare alcuni vini prodotti con l’uva trattata con quell’acqua ed è scoccata la scintilla”. Detto, fatto. Grosjean ha iniziato ad utilizzare l’acqua su un terreno nuovo di appena due anni: “Non abbiamo ancora potuto vedere il risultato finale sull’uva perché le piante di due anni hanno pochi grappoli, ma quelli che c’erano erano sanissimi e sono arrivati a perfetta maturazione ed era anche piacevole mangiarli perché erano puliti – dice -. Anche i tralci sono perfettamente sani e quindi io mi ritengo molto soddisfatto per il primo anno, sopratutto per non aver usato pesticidi che è l’elemento più impattante sicuramente per il consumatore ma anche per chi coltiva la vigna: il primo a subire i danni dei pesticidi è proprio chi lavora il vigneto”.

 

STORIA DI UNA RICERCA EFFICACE

L’«acqua funzionale» è stata messa a punto da Luciano Gastaldi con il supporto scientifico dell’università di Praga, dell’Università statale agricola e dell’Istituto Accademia Russa delle Scienze di Kazan, entrambe nella Repubblica indipendente del Tatarstan e grazie all’apporto dei laboratori dell’ “Arbuzov Insitute of Organic and Physical Chemistry” uno dei migliori al mondo in questo campo.

La scoperta è stata accolta con diffidenza da una parte del mondo scientifico italiano, con accuse al limite del terrapiattismo. Per questo, il prodotto è stato lanciato dalla società russa Ied Bioe Italia, di cui Gastaldi è stato responsabile scientifico prima di fondare l’italiana Quantica R&D per preservare la paternità italiana dell’innovazione. L’intuizione si basa sull’idea di tornare a parlare alle piante con il loro linguaggio, le frequenze.

 

“Nel tempo il campo agricolo ha condizionato le piante con trattamenti chimici di ogni tipo e in questo modo abbiamo cancellato la loro memoria – spiega il ricercatore -. Questo è un prodotto unico e non diversificato in base alla malattia, il cui obiettivo è ricordare alla pianta quello che sa fare e che ha sempre fatto”.

Durante l’incontro di Nus, Gastaldi ha proposto ai presenti un esperimento: grazie alle frequenze ha modificato in diretta il sapore e il profumo di un vino valdostano prodotto con i metodi tradizionali. Il vino modificato ha superato la prova dell’assaggio, sorprendendo i presenti: “È cambiato questo vino, è migliore”, dicono. Perché? “Questo vino era già buono ma è stato coltivato forzando la vigna e mancava della coerenza. Con le frequenze lo abbiamo assestato ed è cambiato – spiega Gastaldi – Grazie alle frequenze e all’uso dell’acqua funzionale nella vigna «otteniamo un vino che va oltre il bio. Il complimento più bello che ho ricevuto è stato: hai saputo rendere elegante il vino”, conclude il ricercatore, la speranza che ho e che si possa comprendere che l’aumento delle qualità organolettiche e nutritive dell’SMT porteranno un beneficio sostanziale alla salute dell’umano. Fin qui la scienza e la verifica sul campo dei risultati: ora spetta ai politici estendere queste conoscenze e portare anche in Europa una valida alternativa alle sostanze chimiche che stanno avvelenando il pianeta che ci ospita.

 

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